Che cosa pensano gli animali?
di Elena Granata e Fiore de Lettera
Chissà che cosa pensano le cicogne tornate a volare sul cielo di Latina? E i fagiani che si vedono nei parchi di Milano? E le intere famiglie di conigli e di lepri che si avventurano fin dentro i centri abitati? Chissà che cosa pensano di questa umanità prima così ingombrante e onnipresente, improvvisamente scomparsa dagli spazi pubblici.In questo silenzio singolare che avvolge case e quartieri, si sentono solo loro. I tassi tornano a Firenze, i delfini nel mare di Cagliari, i pesci riaffiorano nella laguna di Venezia, dove mare e lago si mescolano non più disturbati da vaporetti e grandi navi. Due cavalli scappano dal Parco Forlanini galoppando liberi verso l'aeroporto di Linate a Milano. Le anatre passeggiano per Parigi, indisturbate, attratte da questo improvvisa scomparsa degli uomini. Ci svegliamo in piena città per il rumore di merli e cornacchie, saltuariamente interrotti dalle sirene delle ambulanze. Un capriolo è stato visto vicino a Pescara, i cinghiali si avvicinano a Bergamo. Chissà che cosa pensano di noi, quei due panda giganti dello zoo di Hong Kong, che hanno deciso di accoppiarsi, dopo dieci anni cattività. È bastato togliere gli umani, gli scienziati e i visitatori dalle loro esistenze, perché la natura facesse il suo corso. Possiamo cogliere questo improvviso e liberatorio muoversi degli animali come qualcosa che ha molto da dire. Perché presto usciremo dalle nostre case e non potremo dire di non averli visti né sentiti, nel silenzio e nell’ombra. Ci ricordano un’altra storia di animali, di uomini e di nuovi inizi.Dopo ben altra quarantena, durata qualche secolo, si racconta - tra la storia e la leggenda - che gli abitanti di Gubbio fossero chiusi in casa per paura di un lupo. Francesco d’Assisi varcò la soglia della città per incamminarsi a cercarlo. Appena fuori Gubbio, infatti, c’erano foreste e boschi, una natura selvaggia che nei decenni precedenti si era riconquistata territori in tutta la penisola. Nel Medioevo, la decadenza delle città e l’abbandono delle strade, innescata dal crollo della civiltà romana, aveva portato all’abbandono di campi coltivati, uliveti e vitigni e la vegetazione aveva invaso villaggi abbandonati e strade. È da questo isolamento, nella distanza tra le città, circondate da una natura che avvolge e inquieta, che nascono le nuove città europee. Isolate e sconnesse, impaurite e chiuse. Una gestazione feconda che consentirà ai nuovi nuclei di rinascere pian piano, di elaborare nuove lingue (tutte figlie del latino e tutte diverse, le lingue romanze), di inventare nuove architetture, arti e mestieri, nuove colture e culture.Francesco il santo esce dalla città, non ha paura. L’uscita dall’isolamento e dal terrore segna l’inizio della civiltà europea.
Episodio 6