Il placemaker è il genio contemporaneo

Il campanile orizzontale“Sulle copertine dei tuoi libri dovrebbero mettere l’avvertenza di pericolo, perché chi li legge potrebbe rischiare di pensare! Così, visto che non abbiamo più i campanili, né è possibile farli, però ci piacciono tanto le campane, a S. Pellegrino abbiamo pensato di progettare il primo campanile orizzontale della storia. L’esperto delle campane ha detto che le campane si possono suonare anche così. Per farlo, recuperiamo il legno per la base da un’opera fatta dai vigili del fuoco e che non serve più”, mi scrive così don Marco Ruffini, parroco di Norcia, dopo avere letto il mio ultimo libro Placemaker. Gli inventori dei luoghi che abiteremo (Einaudi, 2021).Le sue campane orizzontali sono un progetto di resistenza morale e di creatività insieme. Sono un “progetto-inconsapevole” capace di fondere arte, cultura, necessità in un processo di ispirazione e immaginazione che non ha nulla di disincarnato; il progetto di invenzione nasce dai bisogni più profondi delle persone e delle comunità.A distanza di tre mesi dall’uscita del libro sono decine le mail come quella di don Marco che mi consentono di allungare il mio personale elenco degli innovatori urbani che stanno operando nelle città; agiscono negli spazi urbani, ripensando la relazione tra città e natura, tra spazi pieni e vuoti, operano sulla mobilità, cercano di ripensare gli spazi della casa, gli uffici, le piazze e le strade; è un elenco di professionisti ibridi, capaci di conciliare bisogni con immaginazione, creatività quotidiana con la salute del corpo sociale che vive la città.Il placemaker non costruisce, ma connette, re-inventa, rigenera. Non deve aggiungere, semmai deve togliere. Il suo compito è quello di ridare senso a quei luoghi che lo hanno perso. Reintegra la natura in contesti urbani, riforesta e ripristina ecosistemi, progetta soluzioni ispirate alla natura per contrastare i cambiamenti climatici, ricuce periferie sconnesse, reinventa borghi abbandonati. Si cimenta con gli scarti delle città, con i muri ciechi e i capannoni inutilizzati, con gli spazi aperti e vuoti. Non agisce solo sugli spazi fisici ma anche sui comportamenti umani e sulla natura, sui sentimenti e gli stili di vita. Articolo completo su agenziacult.it

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