Ma i tuoi lo sanno che sei della Cisl? Un docu-film racconta una nuova generazione di sindacalisti
Da qualche mese la Cisl di Bergamo sta riflettendo intorno alla propria immagine esterna per capire che cosa riesca davvero ad arrivare alle persone comuni. Che cosa sanno le persone del sindacato? Quale immagine arriva al grande pubblico? Infatti, se certamente il sindacato è stato presente con azioni concrete e servizi durante i mesi più terribili della pandemia, in modo intenso e riconoscibile; se tutti sappiamo quanto sia importante il suo ruolo in occasione del ridimensionamento di una azienda sul territorio, accompagnando l’uscita dal lavoro di tanti lavoratori o lottando per migliorarne le condizioni di lavoro. Non sempre la forza e la capillarità di questo impegno viene recepito e riconosciuto da un pubblico stanco e distratto da tante emergenze. La Cisl non ha però scelto di fare sentire la propria voce attraverso tradizionali campagne di comunicazione ma ha avviato un percorso vivo di ascolto, di riflessione e di progetto con la propria generazione più giovane. Un percorso che abbiamo accompagnato insieme a Fiore de Lettera (studio Planetb e Scuola di Economia Civile) fin dai primi passi trovandoci di fronte ad un gruppo eterogeneo ma motivato di giovani: studenti universitari, stagisti, neo-laureati, giovani operatori/operatrici sindacali, giovani lavoratori impegnati nelle attività sindacali nelle aziende del territorio. Ne è nato un laboratorio di idee, un gruppo intergenerazionale curioso di confrontarsi sulle ragioni più profonde del proprio impegno ma anche desideroso di capire meglio le domande, le aspettative, le capacità dei giovani.Da questa prima fase di lavoro e di confronto è nato il video «Ma i tuoi lo sanno che sei della Cisl?», un breve docu-film che con tono volutamente leggero e positivo (oltre che autoironico) cerca di spiegare le ragioni per cui oggi cinque giovani, ragazzi e ragazze, dedicano il proprio tempo al sindacato. Cinque ragazzi fanno outing e spiegano perché si alzano all’alba per arrivare in fabbrica prima degli altri, perché stanno ore allo sportello vertenze ascoltando gli sfoghi di chi ha perso tutto, compresa la pazienza e naturalmente la speranza di trovare aiuto. La generazione che emerge dal docu-film è una generazione consapevole, attenta ai diritti, alla giustizia sociale ma anche alla questione ambientale, desiderosa di trovare la propria strada, per nulla depressa, chiusa nel proprio recinto, preoccupata da un futuro che tutti raccontano incerto.Sanno che oggi sono molti i diritti messi in discussione, sanno quanto il lavoro sia messo alla prova e i diritti di cittadinanza, legati al permesso di soggiorno, alla tutela della maternità, al diritto ad una casa, alla qualità di vita e ai tempi di lavoro, siano sempre più a rischio.Sanno che è importante essere «formati e informati» per sopravvivere in un mondo per nulla facile. Stupisce la perizia con cui questi giovani sindacalisti parlano di vertenze, di contrattazioni, di concertazione, di contratti; non arrivano all’impegno sindacale, come spesso accadeva ai loro padri e ai loro nonni (e madri e nonne) per una attitudine politica, non appaiono neppure particolarmente militanti, ma hanno le idee molto chiare, un pragmatismo che impegna nella risoluzione pratica di problemi quotidiani, nella difesa di chi magari non saprebbe difendersi da solo, nella conquista di una risoluzione che faccia stare meglio tutti. Così nei loro racconti si incontrano lo straniero alle prese con le difficoltà legate al proprio permesso di soggiorno, che vede chiudersi in faccia decine di porte, o la giovane madre che non riesce a tornare al lavoro dopo la maternità perché tornare al proprio impiego non è una fortuna che tocca a tutte le giovani donne. C’è nei loro racconti il gusto di esserci, di ascoltare le storie degli altri per farsene carico; c’è la soddisfazione di pensare che non esistano cause impossibili. Non basta fare, agire, impegnarsi bisogna anche essere capaci di raccontare in modo semplice, comprensibile e immediato il senso del proprio lavoro, ai propri amici, ai ragazzi delle scuole, a chi sta entrando ora (ignaro delle difficoltà e dei propri diritti) nel mondo del lavoro.Il laboratorio punta in alto e nei prossimi mesi lavorerà intorno ad un’idea di «sindacato dei ragazzi», un format capace di entrare nei percorsi scolastici e di coinvolgere una generazione di ragazzi che si preparano alle sfide del lavoro di domani.