Placemaker. Gli inventori dei luoghi che abiteremo - Rivista Il Mulino

Ci sono tre attitudini, a mio avviso, per approcciarsi allo studio di qualsiasi fenomeno: una costruttiva, una distruttiva e una neutrale. Alcuni si pongono il problema del proprio oggetto di ricerca in maniera costruttiva, cioè nell’ottica di elevarlo in maniera trasformativa e rivolta al futuro; poi ci siamo noi distruttori, che amiamo piuttosto la scomposizione, la frantumazione dell’oggetto per illustrarne i lati nascosti, oscuri e problematici. Infine ci sono quelli che non si pongono necessariamente la questione di che farsene dell’oggetto, ma lo scrutano, talvolta con curiosità e talaltra con fare più burocratico, per quanto mossi da genuino interesse conoscitivo. Mi sono autodenunciato, sono un frantumatore, riesco più facilmente a vedere quello che non funziona rispetto a ciò che invece va. Elena Granata, di cui ho avuto il piacere di leggere Placemaker. Gli inventori dei luoghi che abiteremo (Einaudi, 2021) è invece chiaramente una costruttrice. Appartiene dunque al primo mondo, quello di chi si pone questioni intellettuali col fine esplicito di migliorare l’esistenza futura a chi verrà dopo di noi._____Articolo completo su: rivistailmulino.itDi Giovanni Semi

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