Una lezione. Cosa possiamo imparare in Italia dagli incendi di Los Angeles

Hanno fatto il giro del mondo le immagini delle ville di attori e produttori cinematografici lungo la costa di Los Angeles, dove è bruciato Pacific Palisades, piccolo paradiso di case unifamiliari circondate dal verde. Qui sono andati in fumo più di 22.000 acri di terreno, e l’incendio a Pasadena e Altadena ha bruciato 14.000 acri nella San Gabriel Valley, secondo i numeri di CalFire, mentre 150.000 persone sono state sottoposte a ordini di evacuazione obbligatoria. Si tratta del più grande incendio mai registrato in questa area del pianeta. Hanno perso casa in tanti, compresa una larga parte della comunità nera residente ad Altadena, ma certamente, quando a perdere la casa sono Paris Hilton o Mel Gibson e le loro ville da milioni di dollari, il messaggio che arriva è chiaro: nessuna ricchezza privata, nessuna villa di lusso è salva dalla potenza del fuoco e della crisi climatica. Capire le caratteristiche di questo modello insediativo - questo modello di non-città - può aiutarci a leggere dietro i dettagli della cronaca. Quelle caratteristiche che hanno garantito il successo di questo piccolo paradiso per ricchi sono le stesse che ne stanno determinando l’estrema fragilità: un modello urbano a bassissima densità - in gergo tecnico parliamo di sprawl, di espansione suburbana incontrollata che produce molto consumo di suolo - con case unifamiliari, solitamente costruite in legno e prefabbricate, immerse nella vegetazione, piccole o enormi ma tutte dotate di un giardino di pertinenza, con pochissime strade di accesso, strette e a senso unico, che conducono alle singole case e garantiscono la privacy. È una città fortemente dipendente dall’uso intenso delle automobili private e caratterizzata dall’assenza di mezzi pubblici. La forma più spinta di città privata, potremmo dire, ricca di servizi legati al benessere individuale (così si legge nei numerosi siti di compravendita immobiliare che fanno riferimento a ristoranti, pub, piscine, spa) ma carente di strutture e infrastrutture collettive. _____Articolo completo a firma di Elena Granata pubblicato su avvenire.it

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