Le buone idee vengono a vent’anni
Le buone idee vengono a vent’anni
Care ragazze e ragazzi, tempi strani quelli che corrono. Tempi di grandi preoccupazioni e di domande radicali, che vi accompagnano fin da quando, finite le superiori, decidete di iscrivervi all’università. Vale la pena studiare? Se non sono il merito e la conoscenza a fare la differenza nei luoghi di lavoro ma i natali e “le conoscenze”, come posso essere motivato a studiare con passione e generosità?
È vero. Scelte politiche stolte hanno mortificato la scuola e la cultura. Istituzioni accademiche non sempre all’altezza hanno contribuito alla perdita di affidabilità e autorevolezza del mondo universitario. La crisi economica ha spinto molte famiglie a investire meno nella vostra formazione.
Per questo in trentamila negli ultimi tre anni avete intrapreso una secessione silenziosa, rinunciando a iscrivervi all’università. Settantamila immatricolazioni in meno rispetto a dieci anni fa ci raccontano di una generazione di scienziati sociali, di filosofi e letterati, di medici e veterinari scomparsi e di un Paese che si è guadagnato il penultimo posto d’Europa, quanto a laureati.
Una fuga che sa di rinuncia, di sfiducia, di protesta, cui non ha peraltro corrisposto un cambio di rotta, un ritorno ai mestieri artigianali e al rischio d’impresa: attività che richiede intelligenza, manualità e creatività. Abbiamo archiviato come obsoleto il sapere dei falegnami, dei fabbri, degli scultori, delle sartorie d’eccellenza, del cibo cucinato con cura, della dedizione alla terra, della produzione di vini e di oli, dell’artigianato di qualità, della legatoria, del restauro dei beni culturali. Fatichiamo a riconoscere nel saper fare e soprattutto nel saper fare bene una dimensione culturale e civile cruciale per le sorti del Paese. Sono ancora rari temerari quelli di voi che a vent’anni hanno avuto l’ardire di avviare un’attività imprenditoriale.
Care ragazze e ragazzi, strani tempi quelli che corrono. Tempi di cambiamenti radicali, di fermenti, di certezze che vengono meno e di spazi che si aprono improvvisi. Non abbandonate il campo. Non lasciatevi intimorire dai cantori della crisi senza uscita, dai denigratori della cultura, da chi vi vende ricette a buon mercato. Oggi e sempre la conoscenza e la cultura, le lettere e le scienze, così come imparare bene un mestiere e osare un’impresa sono le sole forme di riscatto possibile per le vostre vite, oltre che la vera ricchezza di una nazione. Bruciate le tappe, sognate in grande. Siete voi a dover reinventare il lavoro in questo Paese, archiviando per sempre pressapochismo, mediocrità e disillusione. Le buone idee vengono a vent’anni e il Cielo sa quanto ne abbiamo bisogno!