Città e pensiero divergente

Città e pensiero divergente: le soluzioni sono sempre fuori dagli schemi

Ci sono città che di fronte alla povertà e al degrado costruiscono scuole, cinema, biblioteche. Città che rispondono alla violenza urbana incrementando le nuove tecnologie, i trasporti pubblici, le centralità turistiche. Città che sviluppano piste ciclabili, parchi attrezzati e piscine in mezzo alle periferie.

La logica che ispira l’intervento pubblico è una logica non lineare, che si ispira al pensiero divergente, che vuole rompere routine consolidate e innescare processi di cambiamento in cui l’energia la mettano le persone entro relazioni di reciprocità.

Di fronte alla complessità dei problemi si cercano soluzioni di cambiamento nuove. Per esempio, non si risponde alla povertà solo con le classiche politiche contro la povertà (apertura di mese, sussidi, centri di accoglienza), alla mancanza di case con nuova produzione edilizia, alle disabilità con soluzioni assistenziali. Si cercano “rotture di senso”, azioni che innescano altre azioni.
Una mediateca digitale in un quartiere povero può alimentare processi virtuosi, più di una mensa per i poveri, favorendo integrazione e dignità, cambiando abitudini e comportamenti.
Libera gli operatori sociali e i progettisti dalle loro ideologie, dai riferimenti certi, e al contempo libera le persone dagli stereotipi, dai pregiudizi, dalle inerzie dell’assistenzialismo.
Lunga questa strada si sono da tempo avviate grandi amministrazioni del mondo, da Bogotà a Copenaghen, da Rio de Janeiro a New York. Acquisire consapevolezza degli schemi, dei rituali di intervento sociale, dei protocolli delle nostre burocrazie è fondamentale per chi voglia davvero fare proposte in grado di modificare efficacemente realtà complesse.
Molti ancora, soprattutto nel nostro Paese, storcono il naso e rifuggono nelle soluzioni rassicuranti di quel welfare sociale a cui siamo stati abituati: un servizio utile ma che crea assuefazione, che non lavora sulle capacità delle persone, sulla loro voglia di partecipazione e riscatto, che non sollecita responsabilità e attivazione. Un servizio sociale che si attende dagli utenti solo consenso, adattabilità e nei contesti più tradizionali gratitudine e riconoscenza, entro una visione eterodiretta delle prestazioni.
Eppure da tempo sappiamo che povertà e disagio sociale hanno cause sistemiche, che dipendono da circoli viziosi, da ragioni personali e sociali, da mancanza di possibilità e assenza di reti, da limiti psicologici come da impedimenti ambientali. Per questo nei contesti territoriali più difficili abbiamo bisogno di shock e rotture, di azioni capaci di interrompere destini segnati, di aprire nuove e inedite possibilità di crescita.

Progetti urbani a logica divergente

HIGH LINE > www.cityproject.it/highline
SUPERKILEN >www.cityproject.it/superkilen
BIBLIOTECA SAN JAVIER > www.cityproject.it/ricucire-linvisibile
FUNIVIE IN CITTA’ > www.cityproject.it/funivie
AMSTERDAM > www.cityproject.it/aldo-van-eyck

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