Piccole scienziate crescono
Piccole scienziate crescono
Pirati con grandi vascelli, pompieri con autobotti rosse fiammanti, piloti di aerei che solcano i cieli, contadini con fattorie piene di trattori e di animali, astronauti con tute luminose e astronavi colorate. L’immaginario della mia infanzia, così come quello delle generazioni successive alla mia, compresi i miei figli, è stato popolato dai piccoli omini di colore giallo della Lego. Versatili personaggi pronti a vivere ogni sorta di avventura nei mondi costruiti da perfetti e infiniti mattoncini di plastica.
Pirati, pompieri, contadini, astronauti, benzinai, medici…tutti rigorosamente maschi.
Per carità a quella scala di dettaglio è difficile per gli adulti fare attenzione alle differenze di genere. Eppure per bambini e bambine di ogni epoca una chioma un po’ più folta, un piccolo foulard in testa, la gonna o i pantaloni sono imprescindibili segni di riconoscimento. I maschi sono maschi, le femmine sono femmine (consultare in merito figli e nipoti). Ma la questione è molto più profonda. Se ne è accorta Charlotte, bambina inglese di sette anni, che, qualche mese fa, con l’aiuto del papà ha scritto una bella lettera alla Lego in Danimarca: «Amo i vostri giochi, ma non mi piace che ci siano più Lego maschili e quasi nessuno femminile. Tutte le ragazze sono sedute a casa, vanno in spiaggia, fanno shopping e non fanno nessun lavoro. Mentre i ragazzi vanno all’avventura, lavorano, salvano persone, hanno lavori e nuotano persino con gli squali!». La lettera si chiudeva con una richiesta: «Fate più ragazze Lego e lasciatele andare all’avventura e divertirsi».
La questione di genere ha fatto così ingresso nelle camerette piene di balocchi. In fondo è proprio lì, attraverso il gioco, che i bambini cominciano a farsi un’idea più o meno complessa del mondo.
La casa produttrice danese ha voluto raccogliere la sfida e da qualche settimana ha messo in vendita una scatola con tre scienziate donna, una paleontologa, un’astrofisica e una chimica.
Una mossa intelligente, che ci induce a riflettere. Ci porta lontano dai tempi manzoniani in cui alla povera monaca di Monza ancora bambina venivano messe in mano bambole vestite da suora; forse toglie un po’ di fascino anche alla pletora di Barbie impegnate a cambiarsi vestiti e trucchi per magnifiche feste; tempo di mettere in soffitta pentolini, piccole scope e forni in miniatura. Bambole e giocattoli dovranno sempre più assomigliare alle donne e agli uomini che vogliamo far crescere. Ingegnere, scienziate, astronaute, esploratrici e contadine sono le ben venute nelle stanze da gioco!